Articolo di Vincenzo Catalano

Fin dalle sue origini la macchina della propaganda fascista si accorge di un possibile uso strumentale e diretto della musica (Piccardi, Il Suono della Guerra, la rappresentazione musicale dei conflitti armati, IlSaggiatore, Milano 2022): la banda – come tradizione musicale – non è esente da queste dinamiche, anzi, proprio per la sua origine marziale ed evocativa, adoperata con successo su un piano  in primo luogo lirico teatrale (si pensi all’utilizzo che ne fa anche solo Vincenzo Bellini in Norma, Giuseppe Verdi in Traviata, Macbeth, Aida come anche in altre opere, Beethoven in Fidelio e molto lunga potrebbe essere la lista dei compositori classici che ne fanno uso) viene da subito utilizzata dal Regime. Basti pensare alle numerose celebrazioni e festività come il sabato fascista, dove, insieme al carattere addestrativo e politico ideologico va ad affermarsi la dimensione paramilitare e postmilitare. A questi eventi di carattere ideologico vengono sovente fatte partecipare formazioni bandistiche e musicali come quelle delle diverse Accademie di Musica della Gioventù Italiana del Littorio (Cfr. Catalano, L’Arte dei Suoni, Raffaele Miglietta, partigiano, maestro, insegnante, ERF Edizioni, Bari 2024).

Molto brevemente ritengo dover andare a sottolineare dapprima la collocazione geografica del fenomeno bandistico musicale, a ragione del fatto che questa tradizione si differenzia proprio in base al luogo di sviluppo. Differenti infatti sono gli sviluppi della banda musicale fra Nord, Centro e Sud. A Nord il fenomeno si basa quasi esclusivamente su gruppi aventiun repertorio originale per banda con estensione d’interesse nella musica leggera e da film, mentre la vocazione religiosa e civile passa quasi in secondo piano prediligendo una dimensione concertistica. Al Centro il fenomeno si sviluppa su una emulazione delle bande militari, dette anche ministeriali, come possono essere, per citare le principali e più importanti, quelle dei Carabinieri, dell’Esercito, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, con sviluppo di un repertorio marciabile ampio legato alle influenze musicali della banda del Sud. È qui, infatti, che la tradizione bandistica musicale prende un impulso completamente differente rispetto a quello delle altre area nazionali, qui le bande vengono diviste in tre categorie: bande da giro, ovvero quelle formazioni che si spostano in diversi paesi eseguendo vere e proprie tournée uscendo anche dalla propria regione di appartenenza e ricche in organico e capaci di rappresentare riduzioni d’opere liriche e sinfoniche con l’ausilio di cantanti o tradizionalmente di strumenti – della classe dei flicorni – che emulano la voce umana; le bande locali, ovvero quelle formazioni che vivono e tradizionalmente non escono dai confini del proprio paese d’origine; le basse bande, ovvero quelle formazioni con organico molto ridotto utilizzate esclusivamente in contesti religiosi come le feste patronali (Ivi).

Guardando alle formazioni bandistiche Meridionali, e nello specifico a quelle pugliesi, pare evidente una origine che precede anche la Rivoluzione Francese avente una azione che si contraddistingue per il significativo impegno sociale, culturale e in taluni casi anche politico, tanto che va ad autodefinirsi come arte popolare democratica – come anche già viene riportato nella Legge Regionale 15 giugno 2023 n. 10 che inquadra, per ciò, la banda musicale pugliese come espressione del patrimonio culturale immateriale regionale.

Andando a delineare il seguente quadro noto con grande rammarico un disinteresse – traducibile con la mancanza di studi riguardanti il fenomeno sociale in questione – molto diffuso fra gli studiosi. A ragione di ciò unico testo che ho ritenuto valido è quello di Giuseppe Pascali pubblicato da Capone Editore ristampato il corrente anno nella seconda edizione aggiornata. Nel testo, che utilizzo come riferimento, viene tracciata una panoramica sulle diverse bande pugliesi dalle origini a oggi, riportandone brevemente la storia. Molto interessante è osservare quali dinamiche hanno toccato il “fenomeno banda” al Meridione e nello specifico in Puglia durante il ventennio fascista, fenomeno come si è fatto intendere, mai trattato da nessuno in maniera specifica.Questa analisi, avviata utilizzando anche due biografie di musicisti di banda pugliesi, lascia emergere un quadro molto eterogeneo e complesso: in Puglia pare che il fenomeno banda si vada a svilupparein relazione alla zona di riferimento: Nord (province di Foggia e Barletta-Andria-Trani), Centro (provincia di Bari), Sud (province di Brindisi, Taranto e Lecce).

Per l’area del Nord Puglia si va a delineare una situazione, durante il ventennio fascista, molto confusionale e scarna in termini di dati. Evidente è il tentativo da parte del regime di andare a esercitare un controllo su quelle che erano le formazioni bandistiche, cosa che si nota prendendo a esempio le situazioni di Bisceglie BT (1832) dove la banda viene riformata nel 1922 per poi cadere in oblio ed essere sostituita fra il 1933 e 1936 dalla banda musicale dei Balilla e dalla banda musicale “Azzurri di Dalmazia”, formazione di rappresentanza del fascio locale attiva per tutto periodo della seconda guerra mondiale;di Celenza Valfortore FG (1885) dove la banda viene riorganizzata come Corpo Musicale Dopolavoro; di Lucera FG (1854) dove la banda viene annessa all’Opera Nazionale Balilla. Alla stessa maniera un numero significativo di formazioni bandistiche viene a sciogliersi in quest’area: esemplificative sono le formazioni di Candela FG (data di fondazione non verificata) sciolta nel 1933, Cerignola FG (1886) sciolta nel 1930, Ischitella FG (1873) e Orsara di Puglia FG (1780) sciolte a inizio del secondo conflitto mondiale. Eccezionale, e fino a ora l’unica in Puglia, sembra essere la situazione a San Marco in Lamis FG (banda musicale fondata nei primi del 1900, la data è incerta) dove durante la Seconda guerra mondiale sorgono ben due formazioni denominate “banda bianca” e “banda rossa”, delle quali edifficile individuare l’etimologia delle due denominazioni (Ivi).

Per l’area del Centro Puglia il fenomeno già si differenzia rispetto a quello del Nord Puglia. Il movimento bandistico infatti prosegue in diversi casi e senza significative ingerenze e violenze da parte del regime fascista: a proseguire nella propria attività sono le bande diAcquaviva delle Fonti (1797), Casamassima (1823), Castellana Grotte (1878), Conversano (1798), Corato (1815), Gioia del Colle (1826), Giovinazzo (1889), Locorotondo (1860), Rutigliano (1877), Santeramo in Colle (1861). In numero decisamente minore risultano essere le formazioni che, principalmente a causa di una carenza di capitale umano, sono costrette a sciogliersi con l’inizio della seconda guerra mondiale, è il caso di Cassano Murge (1896), Sannicandro di Bari (1865), Terlizzi (1829). Tuttavia, come per i fenomeni più complessi, non mancano situazioni definibili fuori dall’ordinario: è il caso di Altamura dove la formazione musicale nasce nel 1939 con il genere della bassa banda. Ancora più interessante sembra essere quanto avviene a Noci (1880) dove, con lo scioglimento della formazione avvento il 1931, viene a nascere e maturare un significativo malcontento e malessere nella popolazione tanto che nel l’8 settembre 1932 un centinaio di persone fra musicisti dell’ormai complesso bandistico e cittadini, guidate da Francesco De Caro, si radunarono in piazza sotto la sede del fascio, per manifestare e chiedere con forza la ricostituzione del complesso bandistico. Così il podestà Vincenzo Pulejo si vide costretto, per sedare gli animi, a concedere il ripristino della banda che avrebbe opererato fino al 1939, ovvero fino all’inizio della seconda guerra mondiale.A testimonianza del forte sentire popolare il complesso venne ripristinato già nel 1944, un anno prima del termine della guerra (Ivi).

Ancora più articolato ed eterogeneo appare il fenomeno della banda musicale nell’area Sud dove si può dire che le formazioni bandistiche continuano ad esistere durante la seconda guerra mondiale, come nei casi di Taranto (1870), Martina Franca TA (fine 1800), Montemesola TA (1838), Nardò LE (1860), Squinzano LE (1876),ma dove il regime fascista sembra sia ancor più invadente. Esempi possono essere i casi di Carovigno BR (1740) dove la banda locale viene a trovarsi, apparentemente sostituita, dalla fanfara della Gioventù Italiana del Littorio promossa dal fascio locale, dinamica che si ripete allo stesso modo anche a Oria BR (fondata nella prima metà del 1800); ancora è il caso di Francavilla Fontana BR (1851) dove, con lo scioglimento del Consiglio Comunale e la nomina del podestà, la banda viene sciolta e viene fondata la banda dei Balilla; ancora è il caso di Lecce (1846) dove la banda viene dapprima adoperata come banda militare per le diverse celebrazioni fra il 1920 – 1921 per poi essere sciolta nel 1930 a causa di conflitti politici con il fascio cittadino; ancora è il caso di Manduria TA (1866) dove nel 1935 la banda musicale viene assimilata forzatamente sotto il locale Comitato dell’Opera Nazionale del Dopolavoro con l’obbligo di “percorrere al suono di inni patriottici e fascisti le vie principale della città nelle ore del mattino, alle 12 e nelle ore pomeridiane” di determinati giorni selezionati. Allo stesso modo un numero non trascurabile di formazioni musicali va a sciogliersi fra gli anni Venti e Trenta, come nei casi di Alessano LE (1841) sciolta negli anni Trenta (non sicura è la data esatta), Ceglie Messapica BR (1826) sciolta nel 1922, Laterza TA (1900) sciolta nel 1930. Fondamentale differenza, rispetto alle aree del Nord e del Centro Puglia è la nascita di bande musicali invece, formazioni che almeno in apparenza superano per numero le bande che si vanno sciogliendo nella zona Sud pugliese: Racale LE (1940), Sogliano Cavour LE (1930), Zollino LE (1926), San Donaci BR (complesso fondato durante la seconda guerra mondiale, la data esatta è incerta), Fasano BR (1927), Aradeo LE (1935).

In conclusione, il fatto che a inizio dagli anni Trenta del secolo scorso e, con maggiore intensità durante la Seconda guerra mondiale, le formazioni bandistiche musicali vanno a diminuire drasticamente si deve evidentemente a una intenzione politico-legislativa ideologica del regime;tuttavia da non sottovalutare è la riduzione del capitale umano. Ciò in conseguenza del servizio di leva obbligatorio che in un primo momento ha ridotto in maniera fulminea e repentina il capitale umano necessario alla sopravvivenza dei complessi. A dare una minima evidenza a ciò risulta essere la ricostruzione biografica di Bianca Tragni che riporta la vicenda del musicista pugliese Pasquale Vilella (Corato 12 aprile 1914) cooptato per la leva obbligatoria, dopo aver rifondato a Corato la banda cittadina nel 1932,viene collocato di stanza a Rodi. L’11 febbraio 1944 è fra gli oltre 4.000 militari italiani che si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, viene così imbarcato sulla nave Petrella diretta al Pireo e stipato, insieme ai suoi commilitoni nella stiva della nave dove i militari tedeschi sigillarono boccaporti e stiva, l’indomani la nave si incagliò dinanzi all’isola di Patroklos presso Capo Sounion per affondare, si salvarono in otto ma tra loro non c’era Vilella (Tragni, Pasquale Vilella, musicista ed eroe, Vivere In, Roma 1988).Altro fenomeno che sicuramente ha influito alla riduzione del capitale umano disponibile per la realizzazione e mantenimento delle formazioni bandistiche è il fenomeno migratorio, osteggiato dal regime fascista e non sempre facilmente tracciabile anche perché contenente una matrice clandestina. Sul fronte delle ricostruzioni biografiche di musicisti pugliesi coinvolti in tale dinamica è l’ultima pubblicazione di chi scrive su Raffaele Miglietta, Questi, originario di Francavilla Fontana, dove è componente della banda, lascia la formazione per trasferirsi a Roma all’età di diciassette anni per studio, anche se pure nel suo caso il servizio di leva obbligatoria lo porta e costringe a imbracciare le armi per poi con l’8 settembre 1943 unirsi ai gruppi di resistenza dell’Arma dei Carabinieri (Ivi).

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