di Salvatore Lucchese

Se negli USA, in Europa e in Italia, la propaganda ideologica delle destre ultra-radicali (nazi-fasciste) accende sempre più pretestuosamente i riflettori sull’emergenza securitaria (il faut defendre la société), da loro collegata soprattutto ai flussi in entrata degli immigrati provenienti dai Sud del Mondo – per la serie, prima i Nord globali rendono gli altri Paesi del Pianeta subalterni, marginali e periferici mediante le loro politiche coloniali di spoliazione, per poi criminalizzarne i disagi e la disperazione da esse provocate – vista dagli occhi del Sud Italia, la vera emergenza non è l’immigrazione, bensì l’emigrazione.
Questo è quanto emerge dalla lettura dell’ultimo Rapporto Svimez 2024. Infatti, tra soli 25 anni, si evidenzia nel Rapporto, nel Meridione si concentrerà l’82% dei 4,5milioni di abitanti che perderà l’intero sistema-Paese. In cifre assolute, -3,6milioni di persone in meno, la cui perdita causerà non solo lo spopolamento del Sud, ma anche il suo degiovanimento. Che fare?
“Il contrasto al gelo demografico – risponde Svimez – necessita di politiche di lungo periodo orientate al rafforzamento del welfare familiare, degli strumenti di conciliazione dei tempi di vita-lavoro, dell’offerta dei servizi per l’infanzia, dei sostegni effettivi ai redditi e alla genitorialità, superando la frammentarietà degli interventi”.
Quale forza politica si farà carica di queste misure? Chi, a partire dalle loro fasce sociali più marginali e subalterne, darà voce e rappresentanza politica ai cittadini meridionali per evitare la definitiva desertificazione economica e demografica del Mezzogiorno, battendosi per la perequazione territoriale della spesa pubblica infrastrutturale e sociale? Quale forza politica, in un’ottica di lotta intersezionale alle diseguaglianze, darà voce ai nuovi “vinti” del Sud?

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