di Giuliano Laccetti
Sulle pagine de “il Fatto Quotidiano” nei giorni di gennaio 2025 sono apparsi due interventi di grande attualità riguardanti la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina.
Ha cominciato l’amico e autorevole collega Gianfranco Viesti, ordinario di economia applicata all’Università di Bari Aldo Moro, criticando duramente e con validi argomenti, la costruzione del Ponte: “non si deve fare”, si potrebbe, sbrigativamente, riassumere il suo intervento (Viesti, 2025).
Ha proseguito poi l’altrettanto autorevole collega, docente senior di storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza, Leandra D’Antone che (da anni si interessa di questo tema) sostiene invece che il Ponte s’ha da fare (D’Antone, 2025).
Le precise, puntuali e condivisibili argomentazioni di Viesti, che ovviamente non è contrario per principio (tra l’altro, le grandi operepossono avere anche un notevole impatto simbolico, si pensi all’Autostrada del Sole, nella vita di una comunità nazionale), si basano prima di tutto su di una lunga serie di dubbi e questioni tecniche: lunghezza del ponte, ad una sola campata, più grande di circa 1 km. del più lungo ponte di tale tipo esistente; altezza del ponte, che tenendo conto delle oscillazioni in basso del ponte stesso al passaggio di pesanti treni merci, e delle onde alte, impedirebbero in particolari e varie occasioni il passaggio delle più alte navi cargo e passeggeri, costringendole a ritardi e/o addirittura alla circumnavigazione della Sicilia; sismicità elevata e frequente della zona.
Su questi e altri aspetti tecnici, per interessati ed addetti ai lavori, si può utilmente ascoltare l’importante intervento del prof. Mario de Miranda (de Miranda, 2024), e in genere un dibattito tra esperti (AA.VV., 2024)
In secondo luogo, dando per risolti (eh, ma come?) questi problemi, Viesti cita un altro elemento fondamentale: il costo. Si parla di 15 miliardi, destinati come quasi sempre accade da noi, a lievitare di molto, con l’aggravante che tali ingenti somme sarebbero sottratte a ogni altro intervento sui trasporti, e in genere a interventi pubblici, in Sicilia e Calabria. Si chiede allora Viesti: come conviene spendere 15 miliardi, nell’interesse di Sicilia e Calabria, e di tutto il Paese? Ad esempio, ricorda correttamente che migliorare un sol nodo di una vasta rete di trasporti (innegabile il vantaggio di una linea diretta, specie ferroviaria AV, tra Sicilia e continente) non migliora di molte la rete intera nel suo complesso. I trasporti pubblici interni a Sicilia e Calabria resterebbero nella attuale, arretrata e inaccettabile situazione. Non aiuterebbe neanche il collegamento Messina-Reggio Calabria, essendo le “uscite” del ponte molto lontane dalle due città. Si dovrebbe discutere/sapere, poi, quanti e che tipo di treni passerebbero ogni giorno sul ponte, partendo da Palermo e da Catania, o arrivando a Palermo e Catania.
Aggiungo, ché Viesti non li cita, altri gravissimi problemi delle regioni interessate. Ad esempio, in Sicilia: mancanza di acqua e sistemi di irrigazione dei campi arsi dalla siccità; la assenza di acqua corrente in alcune città, acqua presente per poche ore al giorno quando va bene. Per non parlare poi del trasporto su gomma: neanche strade e autostrade ci sono, che colleghino i vari centri abitati della costa e dell’interno.
Infine, non si può non denunciare la strumentalità delle roboanti e ossessive dichiarazioni di esponenti del governo e dei media accondiscendenti, delle classi politiche locali, che pensano a prospettare facili soluzioni ad effetto, per ottenere qualche voto in più, per meglio conservare posti e potere, negando le reali esigenze di vita quotidiana di milioni di persone.
La risposta, diciamo così, della prof. D’Antone, tutta piena di riferimenti a scelte decisionali di tipo tecnico (senza entrare nel merito) e storico-politici, afferma ripetutamente che il Ponte si deve fare. Ricorda, ed ha ragione, l’importanza economico-strategica ed un interesse europeo per la realizzazione del Ponte, e ripercorre la storia, con svariati interventi e decisioni di sostegno alla realizzazione dell’opera da parte di istituzioni europee, commissari vari, e governi italiani, nel corso degli ultimi 15-20 anni se non di più. E, come Viesti, conferma l’importanza strategica di un corridoio ferroviario Palermo-Berlino, opera coerente con le necessità del sistema di rete intermodale continentale (Transeuropean TEN-T) fondato su grandi corridoi compiuti da Nord-a-Sud e da Est-a-Ovest, e, riguardo ai trasporti terrestri, finalizzato al massimo sviluppo dell’AV, e dei vantaggi quindi non tanto per le sole Sicilia e Calabria, ma per l’Italia, e l’Europa tutta!
Dal punto di vista “tecnico”, si limita a riportare come studi e progetti siano stati fatti da aziende e scienziati (progettisti, ingegneri strutturisti e sismologi) di fama e prestigio internazionali; che addirittura è già stata fatta una gara; sono state esaminate e scartate soluzioni tipo tunnel, tipo ponte a più campate, per arrivare alla definizione del progetto a unica campata. Conclude, D’Antone, affermando che il Ponte serve e la sua tecnologia non è un bluff, anzi, farebbe addirittura da modello per altri ponti ad alta tecnologia del mondo, recentemente realizzati o in fase di progettazione.
La risposta di D’Antone a me pare, purtroppo (personalmente cerco motivazioni a favore del Ponte!), debole, superficiale, parziale, e, in un caso, rivelatrice della pessima e ingannevole condotta dell’attuale governo pro-tempore. Utile ed interessante il ripercorrere tutta “la storia” del Ponte, ma ciò non basta; D’Antone non tocca (forse non potrebbe farlo, non essendo una esperta del settore, ma comunque nel suo intervento manca una convincente risposta a una parte delle obiezioni) l’aspetto tecnico, limitandosi a dire che … altri lo hanno già risolto. Non sfiora neanche le argomentazioni riguardo alla situazione di vita dei cittadini di Sicilia e Calabria relativamente a tessuto economico-sociale, trasporti, infrastrutture, occupazione (si limita alla questione realizzazione Ponte, nel mentre Viesti chiede e si chiede: come spendere, per migliorare la vita di Sicilia e Calabria, i circa 15 miliardi previsti per il Ponte?).
La questione, infine, dell’interesse nazionale e addirittura europeo, mette a nudo il sostanziale “imbroglio” del governo: perché utilizzare miliardi di euro destinati allo sviluppo di Sicilia e Calabria per un’opera che è d’interesse nazionale e transnazionale, come ha invece deciso il governo di destra? I miliardi “sottratti” allo sviluppo del Mezzogiorno, sicuramente, non torneranno più, e si avrà, come dicono alcuni, la certezza che non si farà niente per migliorare non solo le condizioni di vita generali dei cittadini del Sud, ma neanche quelle relative esclusivamente alla mobilità! La asfissiante tenacia di Salvini e della destra a favore del ponte sembra far capire che l’obiettivo reale è “finanziare” il ponte, con i vantaggi che comporta per la società nata per la sua costruzione, e per le aziende che lo realizzeranno, e forse non è obiettivo primario “costruire” il Ponte: alcuni, con una affermazione amaramente ironica, sostengono che, qualora si riuscisse davvero a fare, la realizzazione del Ponte sarebbe … un effetto collaterale!
Le questioni e argomentazioni portate da Viesti sono del tutto ragionevoli ma, a mio avviso, “difensive”, (altri le definiscono realistiche). È ovvio che tra l’acqua in casa tutti i giorni, una strada o un treno che porti in maniera ragionevole e decente chessò da Caltagirone a Catania, impianti di irrigazione per i campi arsi dalla siccità, ed il Ponte, un siciliano possa preferire le prime. Ma è quiche dobbiamo avere coraggio, e “forza”. Vogliamo acqua, strade, treni AV, e vogliamo anche il Ponte. Per tutti i motivi che dice D’Antone. Insieme. Vogliamo Bread and Roses. Dobbiamo coinvolgere e ascoltare autorevoli e prestigiosi studiosi ed intellettuali come Gianfranco Viesti, e anche Leandra D’Antone, e Giannola e Bianchi e la Svimez, e Busetta e tanti altri, sono tra gli artefici della lotta all’autonomia differenziata, tra gli artefici autorevoli della richiesta di risoluzione della questione meridionale. E ascoltare e capire cosa dicono/vogliono … tecnici ed economisti … e politici. Ho già detto che il finanziamento del ponte sta drenando risorse ordinarie e straordinarie già destinate al Mezzogiorno, senza utilizzare, come sarebbe corretto, solo finanziamenti “nazionali”, e questo potrebbe voler dire che le opere previste per il Mezzogiorno, segnatamente Sicilia e Calabria, sconteranno una drastica riduzione. Credo che si possa superare per così dire la “realistica” posizione di Viesti, andando a chiedere tutto. Che a mio avviso non è una posizione irrealistica, ma politica, coraggiosa, di prospettiva e di impegno. Bisogna chiedere adesso un vero e proprio programma di finanziamenti e realizzazioni di tutte le opere (mobilità, idriche, ecc …), compreso il Ponte. Un programma completo di sviluppo del Mezzogiorno. Sapendo che nei prossimi anni le risorse finanziarie per i servizi pubblici potrebbero (anzi, è quasi certo) ridursi, e quindi è indispensabile portare avanti una battaglia che coniughi “il progresso scientifico e tecnologico” del Ponte, con un miglioramento delle condizioni di vita quotidiana dei cittadini del Mezzogiorno, con una discussione aperta, serrata, vera, che coinvolga gli esperti, le associazioni, gli scienziati, i politici, i cittadini, gli accademici, per capire cosa/come fare e arrivare a scelte in tutta convinzione.
La posizione: “Ponte sì”, da sola, è perdente. Perché si rischia di non avere il Ponte (sentendosi però dire: abbiamo investito tanti miliardi al Sud!), perché si avrebbe la certezza che non si farebbe null’altro. Ecco, vogliamo bread and roses.

Bibliografia
AA.VV. (2024), Confronto tra esperti sulla realizzazione del Ponte sullo stretto, Messina, 2024, https://www.facebook.com/watch/?v=490074510359668 (link consultato il 16 gennaio 2025)
de Miranda M. (2024), Il ponte sullo stretto di Messina è fattibile? Criticità di carattere strutturale, https://www.youtube.com/watch?v=ChNGvye1Ww0 (link consultato il 16 gennaio 2025)
D’Antone L. (2025), “Davvero il Ponte sullo Stretto non serve e si basa su ‘bluff scientifici’? Perché dissento da quanto scrive il prof Viesti”, in Il Fatto Quotidiano, 7 gennaio 2025
Viesti G. (2025), “Il bluff del Ponte che non serve”, in Il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2025

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