di Antonio Scialpi
Le ultime Indicazioni del ministro Valditara per l’insegnamento nelle scuole meritano attenzione. Entro nel merito solo per quanto riguarda l’insegnamento della Storia.
Che negli ultimi anni ha subito molte ferite.
Dopo la circolare del Ministro Berlinguer oltre 25 anni or sono, che disponeva lo studio del Novecento nei programmi, siamo passati dalla Riforma Moratti del 2004 e la sua scuola delle tre “I” (Inglese, Informatica, Impresa) alla Riforma Gelmini del 2008. Con i primi colpi assestati alle ore di insegnamento di questa disciplina con la Geografia. Introdusse la GeoStoria nel biennio delle Superiori, per contrarre le ore di insegnamento e far permanere meno gli studenti sui banchi di scuola, in una società sempre più complessa.
Non solo. Imponeva anche lo studio nelle scuole primarie delle sole etàpre-classicae classica, a partire dal terzo anno. Consegnando la Storia medievale, moderna e contemporanea alla scuola secondaria di primo grado e alla buona volontà dei docenti nell’articolazione dei programmi.
Io ho studiato il Risorgimento italiano e la prima guerra mondiale in quinta elementare, proprio nell’anno del centenario dell’Unità di Italia e quello studio mi è rimasto ben impresso.
Altri tempi, si direbbe subito.
Infine, il ministro leghista dispone di insegnare la Storia vera e senza ideologia, limitatamente alla Storia Italiana e a quella dell’Occidente. Apparentemente secondo l’ideologia imperante oggi in Italia. Ma esattamente all’incontrario.
Ma che fine fanno la Storia greca e romana senza l’Oriente e il Mediterraneo? E la Storia medievale senza Costantinopoli, gli Arabi e la cinese via della seta? E La storia Moderna senza le Civiltà sepolte e africane e latinoamericane? E la Storia dell’impero ottomano, russo, indiano e giapponese? E la storia Contemporanea senza le origini del moderno razzismo e la contraddizione Nord- Sud /Est-Ovest prima della Guerra fredda? E tutto quello che è successo con l’età della globalizzazione in declino? Così è stata sacrificata la Storia del Mezzogiorno di Italia per la presunta Storia della Nazione e dei suoi eventi eroici. Infatti il Sud ignora la sua storia, che si ferma al Regno di Napoli dei Borbone e alla spedizione dei Mille.
E le storie dei Sud del Mondo.
Nulla. Chiusi solo in Occidente. Bisognerebbe consigliare al ministro una rilettura del Pensiero Meridiano del compianto Franco Cassano. Dopo queste indicazioni che fine fa la storiografia di Pirenne e di Les Annales?Braudel Bloch non avrebbero dovuto, a questo punto, cambiare il mestiere dello storico? E, poi, esiste ancora un Occidente, con l’Europa verso un inarrestabile declino, chiusa alle migrazioni? E il Nord-Ovest e il Sud-Est che fine faranno nei testi di Storia difronte all’inesistente Occidente?
Una storia decapitata.
Da un ministro leghista avremmo atteso più attenzione alla storia dei territori, in verità, sempre trascurati nell’insegnamento e nelle ricerche storiche, salvo lodevoli eccezioni.
Ma no. Il contrario.
Anzi doppia contrarietà.
a) Nell’epoca in cui si riscopre la parola Nazione, sulla scia di nuovi nazionalismi e sovranismi pericolosamente imperantinel post-globale, come si studiano le altre Nazioni sganciate dalla propria Nazione, senza scadere nel vituperato patriottismo retorico? E come si studiano i tanto invocati Confini, persino marini, senza studiare e conoscere gli altrui Confini?
b) Nel tempo in cui la brutta e razzistica parola Autonomia Differenziata,purtroppo,è entrata nella Costituzione italiana e nel Parlamento, che fine fa il regionalismo sbandierato ormai da circa mezzo secolo, dai tempi di Gianfranco Miglio e dei suoi popoli italiani? Tra le rivendicazioni regionalistiche c’è la scuola. Quindi? Come si studierà la Storia della Nazione italiana nel caso passi lo sciagurato regionalismo invocato?
Questo è un altro esempio della fallimentare egemonia culturale della Destra e della lettura bignamesca di Gramsci, suo malgrado tirato in ballo.
Dallo storicismo assoluto di memoria gentiliana-crociana al destoricismo radicale. E’ vero che l’eccesso di Storia è un danno (Nietzsche) ma anche la povertà della conoscenza della Storia è altrettanto pericolosa per l’imperante coscienza tecnica (Heidegger).
Impoverisce la Politica. Quando lo capiremo sarà troppo tardi.
A questo punto meglio eliminare il peso della Storia.
Nell’età digitale. In cui tutto è liquido e la memoria si sbriciola.
Meglio il piacere di TikTok e starlink che si fanno Politica e Stato.

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