di Antonio Bianco senior

Il 7 gennaio è stata ricordata la festa del tricolore, evento celebrato dal presidente delle Repubblica Mattarella che nel suo discorso ricorda che: “riassume la nostra identità di popolo”. Parole sacre che forse stridono con la realtà. In Italia i meridionali migrano percercare lavoro e per curarsi, muoiono, in media, tre/quattro anni prima rispetto al resto d’Italia, non hanno mezzi di trasporto urbani efficienti né l’alta velocità, che si ferma a Napoli, pochi gli asili nido gestiti dai comuni, il welfare è un sognoe le infrastrutture sono inadatte a ricevere gli investimenti industriali nazionali e stranieri. Inoltre il reddito pro-capite è la metà e la disoccupazione è doppia rispetto al Nord mentre è aumentata la povertà assoluta delle famiglie meridionali.Sul stesso territorio, sotto la stessa bandiera convivono cittadinicon diritti a geometria variabile, diritti negati a 19 milioni di persone da tutti i partiti che negli ultimi venti annihanno governato il paese. Forse hanno messo in praticail teorema di Guido Tabellini, già rettore della Bocconi, che sul quotidiano Il Foglio scriveva: “Le politiche più efficaci per avvicinare l’Italia all’Europa sono anche quelle che aumentano la distanza tra Milano e Napoli, tra aree avanzate e arretrate del Paese”. In poche parole: ognuno per sé e Dio per tutti.

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