Anche quest’anno il Sud cresce più del Centro-Nord: +0,9% contro lo +0,7%. Questo è quanto emerge dalla lettura dell’ultimo Rapporto Svimez 2024.
“La crescita più sostenuta del Mezzogiorno – precisa la Svimez – è dovuta a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr“.
Dunque, se si mette la benzina nel secondo motore del Paese, il Mezzogiorno, questi si accende e comincia anche a girare. Tuttavia, bisogna precisare che la benzina che alimenta il motore Sud non l’ha messa lo Stato italiano, bensì l’Europa con i fondi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Taniche di benzina aggiuntiva che diventano sostitutive di quelle dovrebbe fornire lo Stato italiano al 34% dei suoi cittadini che risiedono al Sud, il quale, a sua volta, rappresenta il 40% dell’intero territorio nazionale.
Infatti: “A politiche invariate – precisa la Svimez – il 2025 rappresenta un anno di passaggio verso differenziali territoriali di crescita guidati da fattori strutturali sfavorevoli al Sud, a causa del rientro dalle politiche di stimolo agli investimenti privati e di sostegno ai redditi delle famiglie, solo parzialmente compensati dall’impatto positivo degli investimenti del Pnrr“.
E’ così che dal prossimo anno, la Svimez evidenzia i rischi di un ritorno alla “normalità” di una crescita più stentata al Sud rispetto al resto del Paese: nel 2025 il Mezzogiorno tornerà a crescere meno del Centro-Nord (+0,7% contro +1,0%), confermando questa tendenza nel 2026 (+0,8% contro 1,1%).
E il “fattore strutturale sfavorevole” al Sud per eccellenza è lo scippo di Stato di 60miliardi di euro di spesa pubblica complessiva pro-capite. Scippo che priva il Meridione di adeguate infrastrutture materiali e civili per un suo adeguato sviluppo economico, sociale e culturale.