Articolo di Vincenzo Scalia

Nel 1891, a New Orleans, 11 italiani, soprattutto siciliani, vennero linciati nel carcere di New Orleans. Otto anni dopo, a Tallulah, sempre in Louisiana, altri 5 lavoratori immigrati da Cefalù subirono la stessa sorte. Che c’entra la Sicilia con New Orleans?

Alla fine della Guerra di Secessione, gli Stati del sud degli USA vennero sottoposti a 12 anni di occupazione militare da parte del governo di Washington. Gli ex-schiavi afroamericani, beneficiarono della legge 40 acres and a mule (40 acri, circa 2 ettari di terra, e un mulo), promulgata da Lincoln, oppure migrarono a Nord. Per rimpiazzare gli ex-schiavi, la scelta dei latifondisti della Louisiana cadde sui Siciliani. Prima della grande migrazione di fine secolo, tra il 1870 e il 1890, oltre 100 mila siciliani si trasferirono a Nova Orlenza (New Orleans in siciliano).

Sparsi tra la Little Palermo di New Orleans e le campagne circostanti, non tardarono a inserirsi, ma non a integrarsi. I Siciliani erano stati scelti per una ragione affine a quella per cui, duecento anni prima, venivano deportati gli schiavi. Essendo nati e cresciuti nell’isola del sole, venivano ritenuti adatti a lavorare nei campi. A suffragare questa tesi, la pigmentazione di molti siculi emigrati, che la popolazione locale non tardò a definire di colore olive, ovvero né bianchi e né neri, ma comunque un gradino sotto ai bianchi, in un assurdo tentativo di razzializzare le gerarchie sociali.

Una tesi che veniva suffragata anche dalle nostre parti, con Cesare Lombroso che aveva spiegato come i meridionali avessero una predisposizione quasi genetica alla criminalità. Le rivolte del 1862 e del 1866 sembravano confermare la pericolosità sicula, così che il governo sabaudo aveva accolto di buon grado la domanda di lavoro siciliano proveniente da New Orleans.

I pregiudizi anti-siciliani non tardarono a diffondersi. Il linciaggio del 1891prese le mosse dall’assoluzione di molti degli imputati per l’omicidio del capo della polizia locale, Hennessy, che in punto di morte aveva puntato il dito sui dagoes, epiteto dispregiativo per indicare gli immigrati italiani. In realtà, Hennessy, si era inserito nella guerra tra la cosca dei Macheca-Matranga e quella dei Provenzano, essendo proprietario, insieme a questi ultimi, di un saloon in zona portuale. Ovviamente, su questo aspetto, si era sorvolato. Il linciaggio di Tallulah, di otto anni dopo, aveva messo le cose in chiaro. I tre fratelli Di Fatta, Fiduccia e Cerami, erano fruttivendoli, che, a differenza degli autoctoni, non solo vendevano le loro mercanzie a prezzi di concorrenza, ma ammettevano nei loro negozi anche gli Afroamericani, facendo credito ai più poveri. Insomma, si rischiava di creare una saldatura tra i niggers e gli olives, che avrebbe ridisegnato le gerarchie sociali. Linciare fu il modo di prevenire il rimescolamento delle gerarchie sociali, a mezzo di intimidazione, utilizzando, rielaborando e facendo circolare i pregiudizi nati in Italia. Vicende atroci. Che sembrano accadute oggi. Per cui, conservarne la memoria, è necessario.

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